Lettera al signor Umberto Casellato

Egregio signor Umberto Casellato,
questa che segue è una lettera indirizzata (solo) a Lei che del Benetton Rugby è il timoniere e che degli insuccessi è il principale responsabile. E’ una sorta di richiesta di spiegazioni, a cui può sottrarsi semplicemente ignorandola, ma che vorremmo costituisse la scintilla per un confronto.
Il Benetton Treviso di questa stagione è enigmatico, partendo dalla idea attorno alla quale è stata costruita la squadra. Misterioso nelle scelte e nelle applicazioni come nelle strategie di gioco. Siamo all’ennesimo anno zero? Glielo chiediamo perchè non abbiamo ancora capito se Lei sta facendo di necessità virtù oppure se è davvero convinto che fosse questa la migliore rosa che potesse ottenere. Si certo, gli allenamenti li segue Lei, la lista degli infortunati è lunga e di certo qualcuno dei nuovi, o dei rinnovi non ha reso come sperato. Eppure ogni volta che scende in campo la squadra, molti dei rugbisti che indossano la casacca trevigiana sembrano essere fuori dalla partita. Sia chiaro che questo non è un processo ad alcuno tra i giocatori, men che meno a chi pur mettendo il massimo in campo non riesce a dimostrare di valere l’alto livello. Questi giocatori meritano il nostro massimo rispetto come uomini, prima che come rugbisti, ma davvero non riusciamo a spiegarci come Lei abbia avallato la firma di alcuni contratti. Sempre che glielo abbiano chiesto. Vede il punto è proprio questo: lei che idea di formazione ha? quale sarebbe, al netto degli infortuni, il XV ideale? quali le riserve e quali i rugbisti pronti a rispondere presente alla bisogna?
Problema apertura
La prima domanda a cui vorremmo rispondesse è: perchè non ha in formazione almeno tre mediani di apertura di ruolo, accontentandosi del solo James Ambrosini a cui, comunque, sembra voler preferire Luke McLean? Non si pretende certo di veder giocare Dan Carter, siamo realisti, ma anche prendere due giovani tra quelli che si sono messi in mostra nelle squadre under o nelle accademie sarebbe stato di certo meglio. Questo non è il senno del poi, questa è semplice pianificazione. La scelta di adattare stabilmente un estremo/utility back a mediano di apertura può essere ultima carta da giocare, non di certo la base su cui costruire la stagione di una squadra.
Mischia chiusa
Non è il calcio in cui si parla sempre di mercato, d’accordo, ma alcuni rinnovi e alcuni arrivi a noi risultato incomprensibili. Siamo curiosi di sapere: è stato Lei a chiedere e ad ottenere di avere una seconda linea senza prospetti per il futuro? Tolto Marco Fuser, gli altri sono dei rugbisti navigati e qualcuno tra loro è tra i principali oggetti oscuri. In squadra ha due ottimi giocatori che a nostro giudizio potrebbero ricoprire molto meglio di costoro il ruolo: ci riferiamo a Francesco Minto e Marco Lazzaroni. Forse, però, siamo noi in errore perchè sia Lei che i coach della Nazionale considerate ambedue come terze linee.
A proposito di terza linea: non sappiamo quantificare in numeri quanto manca lo spirito e la grinta di Simone Favaro a questa squadra, ma la terza linea è di certo il reparto più forte in qualità e in scelte. Vogliamo in questo caso complimentarci con Lei perchè dà molto spazio al giovane Braam Steyn, che dimostra ancora qualche timidezza, rimanendo al contempo uno splendido esempio di eleganza rugbistica.
Attacco
Il Benetton sembra essere tornato indietro a molti anni fa. Cambiare ogni settimana la cerniera non aiuta, così come non aver trovato ancora un assetto di squadra, anche a causa dei pesanti infortuni patiti (su tutti Luca Morisi), eppure anche in questo caso non sembra esserci una pianificazione dietro alle scelte per la composizione della rosa. Lei dispone di 2 mediani di apertura 6 centri 3 ali 1 estremo. Pensava davvero che potessero bastare 4 giocatori di ruolo per coprire il triangolo allargato per una intera stagione, oppure qualcuno che doveva arrivare a Treviso alla fine si è perso per strada?
Chiudiamo questa breve lettera sottolineando e ribadendo l’immutata stima che nutriamo nei suoi confronti. Proprio in virtù di questa, ovvero proprio perchè consideriamo Lei un buon allenatore, non vogliamo arrenderci al pensiero che sia costretto a lavorare con quel che le passa il convento. Ne andrebbe della sua credibilità, di quella della società e dell’intero progetto “Treviso” che da molti anni è il faro del movimento Italia, ma che nelle ultime stagioni sembra essere avvolto dalla nebbia della confusione.
Con immutata stima

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