L’arbitro non si discute. Nemmeno anonimamente?

L’arbitro non si discute nel rugby. Punto. Ma se si potesse farlo anonimamente, ci si potrebbe togliere un dubbio: perché, e da quando, esiste un amore incondizionato con le squadre irlandesi?
Si tolga dal campo ogni sorta di fraintendimento: gli irlandesi sanno giocare a rugby e non avrebbero bisogno di essere tutelati – ancora meno con chi non regge il confronto – eppure capita che giochino contro le squadre italiane al limite dello sbeffeggiamento. Si prenda ad esempio una qualsiasi ruck della partita tra Zebre e Leinster: la pulizia dei giocatori in maglia blu è ben oltre la loro linea del vantaggio, rappresentata dalla palla. I blu superano il concentramento di giocatori con la scusa di portare via l’avversario, ma poi continuano ad impegnarlo lontano dalla difesa, trattenendolo in maniera fallosa e piuttosto evidente persino sotto il naso dell’arbitro. Il risultato sull’immediato è che si toglie un uomo dalla linea difensiva, mentre sulla distanza il difensore tende ad innervosirsi e a farsi giustizia da sè (si veda Bergamauro).
Non ci si capacita poi come i giocatori delle squadre irlandesi riescano a passeggiare costantemente davanti alla palla in campo aperto e a non essere visti dall’arbitro. La cerniera mediana apre la palla e in mezzo al campo, davanti al mediano, ci sono i due seconde linee che, in maniera palese, vanno a disturbare la concentrazione della difesa. Capita addirittura che gli stessi seconde linee, lenti come le vacche al pascolo, ostacolino le azioni dei propri compagni di squadra.
Il dubbio è che questo possa costituire per le squadre irlandesi una sorta di game plan da attuare con le squadre italiane. Non fosse altro perché nell’ultima sfida al 6 Nazioni la squadra italiana ha incassato tre mete almeno con evidenti falli di anti gioco degli irlandesi.
Il motivo per il quale lo facciano, soprattutto con le italiane, appare piuttosto chiaro: innervosire l’avversario. Le squadre italiane sono inferiori nel gioco, ma non nell’attitudine. Giocano generosamente al limite delle proprie possibilità, impiegano ancora doppia fatica per tenere la posizione, soprattutto in difesa, ma se concentrati non concedono nulla. Purtroppo non sono allenati a reggere la tensione nervosa. Dunque gli irlandesi non volendo portare lo scontro sul piano fisico, dove giocherebbero alla pari con gli italiani, cercano di disunire la linea difensiva: prima fisicamente (portando via un avversario e costringendo il compagno di squadra di quest’ultimo a coprire due canali) e poi psicologicamente (costringendo il difensore, come già detto, a farsi giustizia da sé perché non tutelato dall’arbitro.
Perché gli arbitri tollerano questi falli? Semplice anche questo: spesso hanno lo sguardo sulla palla e non sulla complessità dell’azione; poi tendono a tutelare la squadra avanzante, quando questa non commette evidenti falli di gestione dell’ovale, ritenendo a torto che la stessa abbia ragione nel portare il proprio gioco al limite; tutelano la squadra più forte in campo, ritenendo che senza scorrettezze la squadra più debole non possa vincere.
Ovviamente quest’ultima parte non riguarda solo le italiane, non vi è un pregiudizio verso le italiane, ma riguarda la forma mentis dell’arbitro in genere, anche italiano, che pure nel nostro domestic tende ad avere maggiori riguardi per chi attacca e per chi è più forte tecnicamente.
Come difendersi? Questa forse è la parte più delicata in quanto bisogna capire quale strada si vuole imboccare. Stante che non abbiamo ancora l’attitudine nel giocare lo stesso sporco gioco degli irlandesi perché l’arbitro ci coglierebbe in fallo subito, un poco alla volta dovremmo capire come limitare queste scorrettezze e al contempo studiare il modo per compierle. E ancora: se ci si fa caso, quando una squadra sta arretrando o sta subendo l’iniziativa avversaria sistematicamente il capitano della squadra in difesa va dall’arbitro a lamentarsi di qualsiasi cosa gli venga in mente, chiedendo maggiore tutela. Arretrano in mischia? Il capitano chiede di guardare i movimenti del pilone sinistro avversario. La linea difensiva si è disunita? Il capitano chiede conto di un passaggio in avanti, oppure di una palla rubata o contestata in ruck. Gli italiani invece subiscono in silenzio, forse per un complesso di inferiorità. Non una volta che il capitano vada a chiedere conto di una scelta dell’arbitro, anche solo con la faccia innocente del “sono tonto faccia capire anche me”.
In definitiva questo non può costituire un alibi per nessuna squadra italiana. L’arbitro è parte del gioco, tanto quanto il clima, le condizioni atmosferico, il terreno. E’ una variabile da interpretare e alla quale adattarsi. E’ vero che l’arbitro non si discute, ma lo è solo nella parte in cui non lo si deve fare dopo la partita. Non è del tutto vero che non lo si possa fare nel corso del match, per il tramite di un capitano ciarliero o di un avvocato agguerrito che sappia porre i quesiti in maniera cortese. In fondo l’arbitro è un uomo e se sbaglia Richie McCaw potrebbe non sbagliare un Paterson qualsiasi?

@lamischia

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